(Post ricopiato ed incollato dal precedente blog, ormai in disuso)
Foto scattata col cellulare
Ieri pomeriggio sono andato a mangiare Kebab.Ogni tanto mi capita di andarci. Con il termine KEBAB si indica innanzi tutto un ben preciso metodo di cottura che avviene attraverso il tipico spiedo verticale. La carne (che può essere di montone, agnello, manzo, vitella, pollo, tacchino o miscele di queste) fatta a fettine viene infilata nello spiedo fino a formare un cilindro che poi viene messo a ruotare su macchine che cuociono la carne attraverso resistenze elettriche o una fiamma alimentata a gas. Man mano che la parte esterna del cilindro si cuoce questa viene tagliata (con un coltello o con una apposita lama elettrica) e così di taglio in taglio, la cottura procede verso l'interno del cilindroLa prima volta che ne mangiai uno,fu a Monaco Di Baviera. Non avevo mai visto niente di simile. Poi a Londra ne mangiai parecchi. So che è un piatto diffuso in molti paesi ma in Europa si trova soprattutto nei ristoranti turchi. Ricordo che quando li mangiavo a Londra,pensavo che sarebbe stato bello se ci fossero stati ristoranti turchi anche nella mia città,ma allora mi parve impossibile:il massimo della cucina etnica disponibile nella mia città fino agli anni '90 era la cucina cinese. Oggi invece sono nati ristoranti turchi,brasiliani,greci,giapponesi (Anche se i cuochi sono cinesi) e sicuramente (non so,devo controllare),arabi.Il che mi ha fatto pensare:come si è arrivati da una città molto tradizionalista (culinariamente) ad una città che si sta "cosmopolizzando" (sempre a livello di possibilità culinarie)?Chissà,forse le spiegazioni sono tante, ma a me in quel momento,la prima che mi è venuta in mente è stata solo una: immigrazione!Gli italiani che emigravano in America,partivano per una terra straniera in cerca di una vita migliore,spesso,spessissimo senza nemmeno sapere dove sarebbero finiti,casa avrebbero trovato e che lavoro avrebbero svolto (se mai ne avessero trovato uno)..Memorabile la frase di un emigrante italiano: "Mi avevano detto che in America le strade erano pavimentate d'oro. Invece scoprii che non erano pavimentate d'oro,che non erano pavimentate affatto e che chiesero a me di pavimentarle". Una volta succedeva in America. Ora succede qua. Cambia il luogo,ma la sostanza rimane pressoché; invariata:anche gli immigrati moderni,come la loro controparte italiana di una volta, arrivano qua convinti di trovare cose mai viste,ricchezza (le "strade pavimentate d'oro"),ma poi scoprono che la realtà è molto diversa (che "le strade non sono pavimentate") e che se vogliono lavorare,devono fare i lavori che noi italiani non vogliamo fare ("Chiesero a me di pavimentarle").Succedeva una volta,succede ancora.E cosa succedeva poi una volta,che sta succedendo ancora?Una volta,molti emigranti si stufavano di "pavimentare le strade",a bassa paga e con tanta fatica e pensavano (quelli che volevano vivere onestamente) di mettersi in proprio. E che lavoro in proprio può fare uno straniero in terra straniera?Un lavoro che abbia a che fare con qualcosa che i nativi di quella terra non siano in grado di fare!Ecco quindi che nacquero i ristoranti italiani (ma anche francesi,cinesi,indiani,ecc.).Ogni tanto l'Economist ( http://www.economist.com/ ), rivista dichiaratamente pro-immigrazione,pubblica articoli in cui elogia l'immigrazione. Tra i vari motivi,ce ne sempre uno che non manca mai: il fatto che a Londra,negli anni '60 improvvisamente per le strade si sentivano profumi nuovi,sconosciuti e gradevoli (pomodori bolliti,curry,soya ecc). E dice sempre che Londra passò dalla città più carente in termini di cucine etniche ad una delle città più culinariamente cosmopolita del mondo (ed io posso solo confermare).Accadrà anche in Italia? Noi italiani per anni ed anni siamo stati molto conservatori, fieri della nostra cucina (che dichiariamo essere una delle migliori del mondo,se non la migliore in assoluto) e l'idea che da qualche parte nel mondo ci potessero essere pietanze migliori delle nostre era una bestemmia bella e buona. Oggi però sembra (Sembra. Magari mi sbaglio) che qualcosa stia cambiando. L'aumento di ristoranti etnici anche nello stivale dimostra che forse non è vero che siamo un popolo culinariamente nazionalista. O forse che prima non andavamo a mangiare straniero solo perché; non c'erano ristoranti stranieri disponibili. In effetti dell'esistenza del sushi si sapeva da anni,grazie alla TV ed ai film stranieri,ma poi quando si voleva mangiarli,occorreva recarsi a Roma o a Milano.Poi,mentre mangiavo il Kebab (con patate fritte),mi è venuto un altro pensiero (evidentemente non avevo niente da fare). I nostri primi emigranti che aprivano i ristoranti in America,erano prevalentemente del sud e cuocevano appunto i piatti dei loro luoghi natii. Gli americani che magari sapevano dell'esistenza di un luogo chiamato Italia solo perché; ci viveva il Papa, sicuramente facevano di tutta un'erba un fascio e quindi mangiavano la pizza e la chiamavano Italian Food,ignorando che la pizza all'epoca era un piatto prevalentemente napoletano,che a Milano non la mangiava nessuno e che l'Italia aveva molto di più da offrire che non solo la pizza o la pasta. Certo che se a quei tempi gli emigranti fossero stati piemontesi,lombardi,veneti o romagnoli,adesso per tutto il mondo l'Italian Food sarebbero la bagnacauda, il risotto milanese,i risi bisi e la piadina.Oggi noi mangiamo Kebab nei ristoranti turchi,gli involtini primavera in quelli cinesi,il tacos in quelli messicani,il gazpacho in quelli spagnoli ecc. Chissà però se quello che mangiamo sia l'unico piatto disponibile in quei paesi o se piuttosto non ci sia di più? Noi conosciamo il sushi ed il sashimi, ma chi è andato in Giappone,potrà parlare di certi piatti come l'okonomiyaki,il takoyaki,il ramen che qua in Italia non sono ancora arrivati (se mai arriveranno).Ed è un peccato se la globalizzazione culinaria non proseguira'. Chissà quali piatti ottimi esistono e noi non ne siamo a conoscenza. Magari sono pure piatti dietetici e salutari (come il tofu che qua lo si trova nei negozi biologici mentre in Giappone lo si trova in qualsiasi supermercato,o come il tè verde (sempre giapponese) che secondo alcuni scienziati aiuterebbe nella cura contro certi tipi di cancro) da cui il nostro fisico trarrebbe giovamento.Bè, il mondo è ampio e la globalizzazione (forse) non ha ancora toccato il proprio apice. Magari sarà una questione di tempo e chissà che prima o poi anche noi qua potremo gustare piatti che ora sono esclusivo appannaggio di chi vive in certi paesi.
Ma guarda un po' che cosa sono riuscito a pensare mangiando un kebab.
Fine del post!
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