giovedì 2 agosto 2007

ESCURSIONE SULLE TRINCEE DEL MONTE ZUGNA, VICINO A ROVERETO (TN)

(Post ricopiato ed incollato dal precedente blog, ormai in disuso):

22 aprile 2007,


Per la prima volta ho partecipato ad una gita organizzata da quelli di http://www.cimeetrincee.it/ il sito sulla Grande Guerra che visito spesso. Chi mi conosce sa che da un po' di anni ho maturato un interesse verso le vicende di questo grande conflitto che nel bene e nel male ha segnato la storia del mondo. Ogni tanto mi capita di fare un viaggetto verso i sacrari, gli ossari ed i luoghi dove il conflitto si è svolto. Ne ho già parlato proprio in questo blog, e chi cerca nei post passati può leggere al riguardo.Questa volta invece ho visitato uno dei luoghi dove si sono combattute battaglie sanguinose assieme ad altri appassionati di queste vicende. Ciò ha reso il viaggio diverso dai precedenti.
Rovereto ed il monte Zugna dal satellite e di lato
Avevo saputo dell'intenzione dei responsabili del sito di organizzare questa escursione, curiosando nel forum del sito di cui sopra. Poi ho deciso di partecipare proprio il giorno prima. Ho postato un messaggio in cui garantivo la mia presenza al 90% (c'era da tenere in conto la pigrizia che avrebbe anche potuto impedirmi di svegliarmi troppo presto...) ed ho avvisato tutti i parenti/amici che il giorno dopo non ci sarei stato.Il mattino dopo (Domenica 22 aprile), sono riuscito a svegliarmi alle 4:00 a.m. ed a partire verso le 5:00. Il viaggio d'andata è stato uno di quelli tipici d'autostrada, con un paio di soste negli autogrill. Sono addirittura arrivato al parcheggio ubicato all'uscita Rovereto Sud (luogo dell'appuntamento) con mezz'ora d'anticipo e ne ho approfittato per andare a fare il pieno, dal momento che la macchina cominciava ad averne estremo bisogno.
Ci siamo tutti?
Alle 8:30 ho visto due persone arrivare/parcheggiare/aspettare. Intuendo che erano due della comitiva, mi sono presentato. Poi è arrivato un quarto ed insieme siamo andati al luogo del secondo appuntamento, dove già attendeva un nutrito gruppo di partecipanti in attesa di ulteriori escursionisti.Insomma, per farla breve ("e sarebbe ora!", direte voi) alla fine eravamo in 18 più Aron, il cane dobermann di due escursionisti (moglie e marito).
Tiziano Bertè (con la camicia verde a quadri). La nostra guida
La nostra guida si chiamava Tiziano Bertè, un settantenne in gambissima sia di fisico che di testa. Nato e cresciuto a Rovereto, conosce le montagne come le sue tasche. Grande studioso ed appassionato della storia della grande Guerra, ha scritto anche libri sull'argomento tra cui uno dal titolo "Caporetto, sconfitta o vittoria?" che prima o poi devo trovare/leggere.
Con il cane Aron, la nostra mascotte.
Grazie a lui abbiamo potuto uscire dai sentieri normalmente battuti dai turisti e segnati sulle carte. Sotto la sua guida, abbiamo camminato lungo trincee, camminamenti, rifugi scavati dentro le rocce, abbiamo potuto vedere ricoveri, depositi, postazioni per ospedali scavate dai soldati a prezzo di parecchia fatica.
Per non parlare poi delle rocce trasformate in vere e proprie postazioni per mitragliatrici, mediante lo scavo (lavoro di sudore e scalpello) di feritoie. Ad un certo punto abbiamo visto dei camminamenti abbastanza ben conservati in quanto scavati nella roccia (qui apro una parentesi per spiegare che un tempo molte trincee erano scavate sia tra le rocce che nella terra. Queste ultime erano puntellate con asse di legno. Poi, una volta finito il conflitto, quelle asse o vennero asportate o marcirono, con la conseguenza che mancando il puntello, pian piano la terra ricoprì il fondo della trincea con il risultato che agli occhi di un turista moderno, le trincee appaiono come dei solchi molto larghi e poco profondi. Invece non erano così), addirittura la guida ci ha mostrato i resti di un orinale.
Non mancavano poi reperti sparsi. Dopo il conflitto, i trentini che poterono tornare a casa (essendo stati internati durante la guerra in campi di concentramento nell'attuale Ungheria) trovarono le case distrutte, i vecchi boschi cancellati e la terra sconquassata dai bombardamenti e quindi incoltivabile. Per campare cominciarono a fare i rubivecchi: gli eserciti rivali avevano lanciato migliaia di bombe e lasciato sul campo parecchi cannoni distrutti, chilometri di fili spinati, tonnellate di scatolame vario ed altro ancora. Quindi si può capire come nel giro di pochi anni i campi di battaglia furono "ripuliti". Poi il governo avviò varie campagne di rimboschimento che re-inverdirono le altrimenti brulle montagne ed aggiungiamo pure che in questi 90 anni di tempo migliaia di turisti, appassionati e collezionisti ogni anno si sono recati sui siti interessati dal conflitto e che in ogni occasione hanno trovato molti "souvenir" (parecchi dei quali donati poi ai musei).
Ecco, uno potrebbe immaginare che non ci sia rimasto più nulla da cercare/trovare. Sbagliato. Noi stessi durante l'escursione abbiamo trovato un bel po' di roba. Ogni tanto la guida si fermava, raccoglieva un pezzo di metallo arrugginito e ci spiegava di cosa si trattava (di solito era un pezzo di bomba), come si usava ed a cosa serviva. Ad un certo punto si siede per riposare e vede per terra (tra le foglie) una pallina di metallo. ci spiega che è cio' che rimane di uno shrapnel. Veramente un occhio super allenato! Tra i tanti oggetti trovati, ricordo scatoletti di cibo (una delle quali con la data 1918), chiodi da tenda, pezzi di filo spinato, vecchi ramponi da neve, schegge di granata, ecc.
Camminamenti scavati nella roccia
Comunque il fatto che ancora oggi (nonostante il "repulisti" del dopoguerra e nonostante 90 anni di "razzie") si trovi ancora parecchia roba, la dice lunga su quanto materiale bellico è stato usato in quei 3 anni di guerra. Un numero oserei dire incalcolabile (anche se la guida ci ha detto che esistono registri ufficiali compilati all'epoca in cui sono segnate le quantità dei colpi sparati ed il tipo di armi usate).All'inizio Tiziano ci ha mostrato il "trincerone", una trincea fortificata che nonostante abbia avuto un ruolo fondamentale nella difesa delle linee italiane durante un attacco (scusate, ci disse pure la data ma non me la ricordo) non venne ricordata a dovere, a scapito di un'altra linea adiacente.
Sto indicando il punto colpito da una cannonata.
Poi ci portò alle trincee italiane. Nel mezzo si è fermato a mostrarci gli evidenti segni di un colpo di cannone su una roccia (ci ho fatto una foto). Dopo le trincee italiane,siamo passati nelle trincee austroungariche, passando per quella che una volta era la terra di nessuno, nella quale ci ha mostrato i resti dell'unica cisterna d'acqua piovana esistente su quel lato del monte Zugna. Quindi, dalla parte austroungarica ci ha mostrato delle rocce trasformate in postazioni da mitragliatrici nelle quali ha combattuto un soldato austriaco che dopo la guerra divenne ministro e che poi fu ucciso quando l'Austria fu annessa alla Germania in quanto di idee anti-naziste. Anche di questo uomo politico non ricordo il nome (certo che ho una memoria che fa schifo, eh?).
Sono fuori dal tunnel.
Verso le 17:00 abbiamo riattraversato le linee nemiche (le trincee non sono solo su un fuianco della montagna, sono pure a zig-zag e quindi noi, camminando in linea più o meno retta, siamo passati da una parte all'altra più volte) e ci siamo fermati in un punto dove Tiziano ha voluto mostrarci una fossa. Ci ha spiegato che i vecchi di Rovereto docevano che prima del conflitto quella fossa non c'era. Secondo alcune letture sue, in un punto di quella montagna, un gruppo di soldati degli arditi era rintanato in una grotta sotterranea in attesa di uscire per un attacco, ma -sempre secondo queste letture- non poterono mai uscire perchè la grotta fu fatta saltare in aria (con loro dentro) da una mina austriaca. Secondo Tiziano quella fossa che ci mostrava era il punto dove la mina è esplosa ma aggiunse anche che nei suoi libri non ne aveva mai parlato per mancanza di prove certe.
Feritoie per mitragliatrici, scavate nella roccia (trincea austroungarica).
Certo che cercare di espugnare qualcosa del genere è davvero impossibile...
Alla fine della camminata, ci ha mostrato delle postazioni da mitragliatrice austriache, dalla parte italiana e ci ha spiegato di un massacro di italiani durante un attacco nel 1918 ed il perchè successe.Poi tornammo dove avevamo parcheggiato le macchine e ci siamo salutati, con la promessa di incontrarci ancora in futuro per ulteriori gite (promessa che spero di mantenere). Insomma è stata una giornata molto intensa e sono contento di essermi unito al gruppo, in quanto sono assolutamente certo che se fossi stato da solo non mi sarei mai arrischiato ad uscire dai sentieri segnati, perdendo quindi la possibilità di vedere cose altrimenti perdute.
"I'm king of the world!"
A chiunque voglia rifar lo stesso tragitto, dò solo due consigli: primo, portarsi dietro scarpe da trekking. Io non ce le avevo ed ho rischiato di scivolare/cadere tante volte (non vi dico poi i commenti dei compagni di viaggio...) Secondo, non andarci da soli ma con una guida. C'è davvero il rischio di perdersi (c'avete presente il film "The Blair Witch Project"?). Inoltre tenete presente che il monte Zugna è molto grande e molto farcito di resti della guerra. Un escursionista ci ha detto che erano già 20 volte che ci veniva e che ogni volta è sempre stato in posti differenti, vedendo sempre e solo cose diverse.Come al solito, ho messo le foto nel sito http://fotoalbum.marcoferri.eu/
Buona visione

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